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Oggi è stata una giornata molto faticosa.

Fisicamente faticosa… di quelle giornate che arrivi a metà e hai le gambe indolenzite, complice l’afa della pianura padana…

Il lavoro è stato molto pesante, macchine che non andavano e pazienti difficili… Uno in particolare… ha richiesto moltissimo tempo e attenzione. L’anestesista ha avuto la gentilezza di rimanere sempre presente, a controllare i monitor e broncoaspirare e pronto ad intervenire se ci fossero stati scompensi. La sua presenza era rassicurante, ma io avevo quella sgradevole sensazione di appiccicaticcio che ti ritrovi nelle giornate troppo calde, nonostante la climatizzazione, perchè le cose continuavano a non filare. I ragazzi hanno fatto del loro meglio, presenti, volenterosi… Si sono presi una scarrettata di parole dai galli del pollaio, che non hanno il coraggio e il buonsenso di parlarsi e scaricano tutto sui chi non è nella posizione di controbattere…

Il paziente, apparentemente, tentava di sonnecchiare… La sensazione che avevo è che fosse semplicemente troppo stanco di tutto per porre obiezioni di qualche genere. Sensazione rafforzata dal fatto che quando gli ho sorriso, ha girato il volto e chiuso gli occhi.

Giusto ieri un altro paziente mi aveva detto quanto è confortevole e rassicurante, in un ospedale, essere trattato con gentilezza, trovare qualcuno che ti sorride. Faceva i complimenti agli ospedali di zona, lui che non è originario di qui, perchè nella sua città ed in altre in cui era stato non aveva goduto dello stesso trattamento…

Penso che sia verissimo e sorrido ai pazienti, magari faccio delle battute, o cerco di farli parlare di qualcosa che gli è gradevole… Loro mi ripagano dicendomi cose così, dicendo che lo stesso esame fatto altrove è stato più doloroso…

Il voltarsi da un’altra parte mi ha colpito…

 

Sono molto stanca ora, e mi rifugio qui, nel mio cantuccio privato.

Mi piace questo colore che dal viola sfuma in un quasi grigio che grigio non è.

Mi piace pensare che qui è casa mia davvero, che posso scrivere e buttar fuori, senza che chiunque abbia accesso, ma senza che sia completamente nascosto.

Casa mia.

Ho la sensazione di non avere più una casa.

Non c’è un posto dove posso rifugiarmi, sentirmi protetta, non più.

 

Stamattina la giornata è cominciata bene, ho avuto un lungo meraviglioso momento mio, che mi ha caricato le batterie e un abbraccio di quel genere, quegli abbracci in cui puoi dimenticare ogni pensiero per un poco.

Credo non sarei riuscita ad affrontare il trambusto in ospedale senza questo.

E tentare di far guardare il bicchiere mezzo pieno ai ragazzi, e lasciarli sfogare, assorbendo senza problemi rabbia e frustrazione…

Evidentemente ho la faccia del padre confessore perchè vengono in tanti a raccontare i loro guai…

Io ascolto e magari dico quel che ne penso… e basta. Non si può fare niente di più…

Poi magari mi sfogo io con qualcuno… ho le mie "vittime" preferite. Amici che pazientemente ascoltano, senza chiedere niente e fanno come me: al massimo dicono cosa ne pensano, senza giudizi.

E’ che in questo ultimo (lungo) periodo, mi pare di sfogarmi troppo, mi pare di sovraccaricare i miei amici, mi pare che sono sempre infelice, scontenta, triste.

Se penso alle mie conversazioni con i miei amici… mi chiedo se ridiamo anche o se sto sempre a rompere le balle…

E mi dispiace, perchè so di essere lamentosa e di essere assente dove dovrei essere presente. E poi mi pare di non avere energia e tempo per fare niente di più.

Ne spreco tanta per mantenere la calma qui a casa e sul lavoro… forse troppa.

 

Sono stanca.

 

Ho bisogno di un abbraccio rassicurante, di un posto rassicurante.