ottomarso in casa della mezzastrega

Ho svuotato la compostiera e riempita di nuovo con quel che era stato introdotto da poco e con gli esiti delle potature tardive, che ho anche sminuzzato a mano.

Quindi ho sparso il compost, vangato e zappato l’orto. Piccolo orto, per fortuna. Per sfortuna quando voglio piantare.

Mi son fatta coraggio e ho tolto i cappucci alle piante delicate. Per dargli aria, per vedere se erano vive. E no, non pare. Il plumbago è tutto secco, ma chissà, forse ricaccia… Quindi ho rimesso il cappuccio a gufo sul plumbago, quello a riccio sul portavasi con dentro la gerbera e qualche grassa.

Ho raccolto erbe spontanee. Ora ho due sacchetti di roba da pulire e lavare. Ed è così noioso. Ma sono così buone!

Ora vado a stirare.

Una persona che conoscevo ribadirebbe una cosa già detta: “tu non sei una donna”.

In effetti, no forse no. Ho partorito, questa dovrebbe essere prova sufficiente. Ma di donne che vivono così non ne conosco. Non di persona.

E probabilmente questo è il motivo per cui con gli uomini mi ritrovo a litigare: io, con tutti i miei limiti, non ho bisogno di qualcuno che porti fuori la spazzatura o falci l’erba. Voglio qualcosa di molto diverso e meno descrivibile. E non per bisogno. Per scelta.

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