Prima lezione di un corso. Un corso davvero bello, che mi porterà ad imparare qualche cosina del linguaggio dei segni.
Ovviamente la mia università deve fare dei cappelli introduttivi. Oggi degnissimo, molto godibile, su diversità, disabilità ed inclusione.
Non condivido alcuni concetti, però mi rendo conto che dipende tantissimo dalla mia personale storia.
Ad un certo punto una collega dice che le etichette i bambini le imparano a casa, che per questo ad un certo punto si sentirà di dire al compagno, in caso di litigio, anzichè ‘brutto scemo’ ‘sproco marocchino’.
Affermazione condivisibile.
Ora però mi chiedo: come mai il Principe, con padre pugliese, una zia russa, una sudamericana, una casa sempre aperta a persone provenienti da ogni dove, ha atteggiamenti fascistoidi, tendenzialmente razzisti anche verso la gente del sud?
Perchè di sicuro non li ha imparati a casa sua.
A casa sua gli viene regolarmente ricordato che è terrone anche lui, tanto per riportarlo coi piedi per terra!
Sarà colpa di Zaia
o del clima culturale giovanile della mia città. Ora è più quieta, ma ci sono sempre stati forti scontri tra comunisti e fascisti, il fronte della gioventù era molto attivo. E la Celere era la più cattiva d’Italia.
Probabile che ci siano ancora semi dei tempi in cui io avevo circa la sua età…
Ma il punto è che molto lavoro sta alla famiglia, però poi i bambini diventano ragazzi e vanno per la loro strada.