Quattro del pomeriggio.
Bussano alla porta:”sono venuta a ritirare la mia risposta”
L’orario ufficiale di apertura al pubblico finisce alle tre. Se diciamo a qualcuno di venire fuori da quell’orario… ce lo ricordiamo.
Quindi la cosa mi pare strana.
In più non ho alcuna memoria della signora. Ma non sono una fisionomista.
Non ho alcuna memoria del suo nome, e questo è strano, perchè io ricordo i nomi di chi ho in archivio, anche quelli che non ho visto io.
“è sicura che è venuto a farlo qui da noi?”
“si si”
Cerco la risposta…. poi comincio a cercare in archivio digitalizzato… intanto ripongo la domanda
“è sicura che l’ha fatto qui? Su questo piano?”
“Si si… l’ho fatto su questo piano”
Nel mio archivio non c’è… una roba di un mese fa…
“signora mi scusi c’era un’infermiera coi capelli rossi?”
“rosso chiaro”
“l’ha fatto in gastroenterologia, piano di sotto, ala opposta.”
“ah mi scusi”
Ma si può davvero essere così svampiti? E garantisco che le due ale non si somigliano. Giù c’è un corridoio molto ampio ed i pavimenti rosso scuro. Qui il corridoio è stretto, coi pavimenti chiari, da noi c’è un’imponente scala che lì non c’è… E l’ambulatorio è completamente diverso….
Io veramente non so se ridere o piangere, certi giorni.
Cercando altri respiri 
brava, brava, il cliente ha sempre ragione e quindi occorre tenerselo buono (almeno questo si impara lavorando nel privato come ho dovuto fare sempre nella mia vita, senza un amicizia di peso, una spinta, un carcio in culo e sapessi come mi ci rodeva quando visitando qualche cliente ministeriale e dando un’occhiata all’elenco telefonico interno si vedevano un sacco di gente tutte con lo stesso cognome)
io non ho il cognome di nessuno… Ho fatto un concorso, nessun’altro voleva questo posto, sono entrata io.
Dopo 25 anni, nessuno ancora vuole fare a cambio con me…